Marvi ha dieci anni. Michele undici. A Marvi, Michele piace molto, ma c’è un problema: non sa come dirglielo. Soprattutto perché è dislessica e quindi ha difficoltà a leggere e scrivere anche un testo semplice come un sms. Lei però non si lascia scoraggiare e si mette a cercare modi nuovi e originali per comunicare con il suo amico…
I due autori di questo originale libro per bambini ci raccontano chi è Marvi e come è nata, scoprendo così un po’ anche il mondo, non molto conosciuto, della dislessia.
Scrivere di Marvi, per me, è stato un tuffo in acque che, anche se poco calme, erano conosciute.
ho avuto esperienza di dislessia, ne ho ancora. insegno da trent’anni e ho potuto informarmi e formarmi in proposito .
Ho avuto la fortuna di conoscere “ Ada” ( la chiamerò cosi’ ) un’alunna fantastica. Un’alunna dislessica. un’alunna piena di allegria e di buon senso.
“ Non ho una malattia, leggo solo meno bene degli altri”.
Che bello per me poterne parlare liberamente, per noi insegnanti che la seguivamo e’ stato più semplice aiutarla.
Marvi e’ nata da lei. Voglio però sottolineare che assolutamente Marvi è altro . Non ho mai usato “Ada” per il libro. Da lei e’ nata l’idea di una bambina che ha imparato a vivere la dislessia come parte di se stessa, una parte da tenere sotto controllo, da “prendere in giro” ( parole di Marvi) senza amplificare il problema, senza sottovalutarlo.
Ci sono tanti aspetti di noi che possono essere valorizzati e fissarsi sul problema non ha mai aiutato nessuno. Marvi vive in modo sereno la sua infanzia con questa caratteristica perché può’ avvalersi di un contesto che ha capito e che la sta aiutando nel modo giusto. Bambina fortunata? Si’ certo come tanti altri e vorrei che per tutti fosse così. Oggi questo disturbo è riconosciuto anche da una legge, la stessa indica strumenti compensativi e dispensativi che possono rendere meno difficile la vita da studenti; gli insegnanti sono tutti formati in merito e le famiglie possono essere supportate da associazioni ad hoc, parlo dell’Aid prima di tutte che ha patrocinato questo libro e che ringrazio sempre.
Quindi per favore facciamo vivere ai bambini la loro infanzia in tutta la sua bellezza e molteplicità e ricordiamo che Einstein non imparo’ mai le tabelline!
Loredana Frescura
Quando Loredana mi ha proposto la realizzazione di un libro, centrato sulla figura di una bambina dislessica che affronta il suo problema con coraggio, determinazione e serenità, ho pensato immediatamente che mi sarebbe piaciuto moltissimo scriverlo.
Devo dire che il personaggio di Marvi è tutta opera sua. Lei l’ha creata così come compare nel libro, prendendo spunto, e lo dice nel suo intervento, da una bambina che aveva avuto a scuola. Io invece mi sono occupato dell’altro protagonista, Michele.
I personaggi letterari sovente, durante la loro creazione, scappano un po’ di mano all’autore e finiscono per andare, almeno in parte, in direzioni che non erano previste. Rileggendo attentamente il libro, quando lo abbiamo finito, mi sono accorto che, quasi senza volerlo, per Michele, era andata un po’ così. Infatti finiva con il dimostrarsi sicuramente intelligente, sensibile e anche bravo a giocare a calcio, ma anche un po’ ingenuo e salame. Non l’avevo fatto apposta, non completamente almeno, anche se un po’ sì, per introdurre nel testo qualche nota umoristica.
Su una cosa però avevo invece prestato molta attenzione. Il suo comportamento di fondo verso la dislessia di Marvi. Mi era chiaro da subito che non avrebbe dovuto farsi spaventare da essa. Di più, non doveva nemmeno farci caso. Reagire invece, quando Marvi glielo comunica, esattamente come se lei gli avesse appena rivelato che portava il 35 di piede. Una cosa di cui si deve tenere conto, non calzando per esempio scarpe numero 40, ma del tutto ininfluente nei rapporti tra due persone. E sono stato contento, come autore, quando l’ho visto industriarsi in mille modi per cercare di comunicare con lei facendo ricorso il meno possibile alla parola scritta. Certo questo fatto fa nascere nel libro equivoci ed imprevisti, fa parte del gioco dello scrivere. Però Michele, nel turbine degli avvenimenti che succedono, non cambia mai il suo comportamento di fondo
Credo che questo sia importante per tutti. Di fronte alla dislessia, ma il discorso vale per tutti i piccoli e grandi impedimenti che possono rendere difficoltoso il cammino scolastico, sociale, educativo ed affettivo di un bambino, non ci deve spaventare o perdersi d’animo. Occorre invece cercare invece le soluzioni più adatte a fargli vivere la vita il meglio possibile. E’ una cosa che funziona. Forse non sempre, ma funziona. Posso dirlo con cognizione di causa. Ho insegnato per anni e, almeno per quanto riguarda la dislessia, quando il problema è stato affrontato in modo adeguato, con l’aiuto degli specialisti e con i mezzi opportuni, posso dire che la maggior parte degli alunni ha superato il problema. Anche brillantemente.
Marco Tomatis