Ogni storia che viene raccontata a bambine e bambini lascia dentro di loro una traccia indelebile. Il rapporto adulto-bambino attraverso la lettura si consolida e crea ricordi duraturi.
Laura Mazzarelli è una pedagogista e formatrice nelle scuole dell’infanzia. Il suo lavoro mira a promuovere un ambiente educativo in cui bambine e bambini possano muoversi accompagnati e rispettati nel loro processo di crescita. Ha aperto da anni il blog Il cammino pedagogico, dove affronta ogni giorno temi legati al suo campo d’azione.
Per il Battello a Vapore ha curato Tu sei il dono più grande, una raccolta di cinque delle storie più amate della collana, aggiungendo una prefazione rivolta all’adulto che leggerà la storia.
Il motivo di queste prefazioni lo spiega Laura Mazzarelli stessa nell’introduzione al volume:
L’adulto ha il dovere di svolgere un lavoro su di sé che preceda la lettura perché il bambino andrà sicuramente a pungolarlo sui suoi punti di fragilità.
Al termine di ogni storia, inoltre, la curatrice ha inserito una serie di domande che aiutano l’adulto e il bambino a comprendere meglio, insieme, tutte le sfumature del racconto.
Ecco un esempio qui sotto:
Le storie inserite nella raccolta
All’interno del libro sono state inserite cinque storie, che approfondiamo meglio qui sotto.
Bruno lo zozzo in ospedale
di Simone Frasca
Il protagonista è in un letto d’ospedale e si ritrova a condividere paure ed emozioni con il maialino Giovanni, il suo amico immaginario.
L’autore mette in evidenza il rapporto tra bambini e amici immaginari e di come siano fondamentali nello sviluppo ludico del bambino, ma non solo. Come si legge dalla prefazione di LauraMazzarelli: “L’amico immaginario sostiene il bambino nell’affrontare le proprie paure improvvise e mutevoli e che più che mai necessitano della nostra empatia”.
Il pirata pastafrolla e il pirata pappamolle
di Sebastiano Ruiz Mignone
I due protagonisti incarnano le caratteristiche che più li fanno vergognare. Per evitare di mostrarsi per quello che sono, assumono atteggiamenti scontrosi e finiscono per ritrovarsi da soli.
Ma, come sottolinea Laura Mazzarelli, “è proprio questa solitudine reciproca che gli consentirà di incontrarsi, di narrarsi, di aprirsi l’un l’altro in un riconoscimento che parte dall’accettazione di sé e dalla messa in campo delle proprie qualità, che possono finalmente manifestarsi in pienezza”.
I pinguini non volano
di Richard Byrne
Un pinguino e un gabbiano sono migliori amici ma la loro amicizia è destinata a finire perché sono… troppo diversi! L’autore mette in evidenza quanto farsi accettare dagli altri rischia di farci dimenticare le caratteristiche che ci rendono unici.
Lo evidenzia bene la curatrice nella prefazione alla storia: “Per sostenere la costruzione dell’autostima è fondamentale dare fiducia ai bambini, concedergli il loro tempo (che non corrisponde al nostro), ringraziarli per il loro contributo, fargli sperimentare che le azioni hanno delle conseguenze, condividere il piacere della collaborazione reciproca e soprattutto essere un esempio di ciò che si chiede a loro“.
Un panda a colori
di Tommaso Valsecchi
Come scrive Laura Mazzarelli, “con la sua avventura il panda ci mette in guardia: passare il tempo a dormicchiare e mangiare foglie di bambù non ci fa vivere pienamente; per farlo bisogna trovare il coraggio di allontanarsi, partire per fare un percorso all’interno di se stessi, in modo da poter tornare a casa più consapevoli.”
Per questo motivo il protagonista inizia un lungo viaggio dove incontrerà tantissimi animali che gli racconteranno quanto è bello dialogare con persone diverse per scoprire nuovi lati di sé.
Zazì, i maschi si vestono di rosa?
di Thierry Lenain
Max è un bambino che si innamora di un vestito rosa. La sua è una storia che in qualche modo ricalca la spontaneità del gioco infantile: bambine e bambini, infatti, sono lontani dalle sovrastrutture mentali tipiche degli adulti, e si esprimono liberamente, mostrandoci come per loro sia importante giocare e amare ciò che più è affine alla loro sensibilità.
Scrive la curatrice: “Osservare un bambino che gioca ci racconta molto di lui e ci mette in contatto con le nostre paure o le imposizioni dei nostri stereotipi. Per un adulto, oltre a conoscere maggiormente suo figlio, guardarlo giocare è un’occasione per comprendere l’origine della propria paura o dei propri pregiudizi: inevitabilmente li proietterà sui propri figli in modo inconsapevole e loro ne subiranno gli effetti”.