La passione per la scrittura non le è mai mancata. Ha letto tanto, scritto molto, e continua con grande passione a ideare storie divertenti per i più piccoli, racconti intensi per i più grandi.
È Anna Vivarelli, affermata autrice per ragazzi. Si racconta in questa intervista rispondendo alle domande di Elisabetta Costalonga, insegnante di Scuola Secondaria di Primo Grado.
Puoi leggere qui l’intervista completa.
- Per presentarsi ai suoi lettori, come si descriverebbe?
Sono un’autrice per bambini e ragazzi orgogliosa e felice di esserlo. Mi sento una privilegiata, perché il mio è un lavoro bellissimo (…) Poi c’è il momento dell’incontro con i lettori, importantissimo per chi scrive per i giovani e i giovanissimi. Serve a non perdere il contatto con le generazioni nuove, che mutano velocemente pur mantenendo le caratteristiche proprie dell’età: entusiasmo, curiosità, voglia di cambiamento, e paura di crescere.
- Qual è stato il suo percorso per diventare una scrittrice?
Ho sempre scritto, fin dagli anni del liceo, e mi è stato subito chiaro che non scrivevo per me stessa. Per questo avevo bisogno di imparare, di esercitarmi nei dialoghi e nelle descrizioni. (…) Pian piano la scrittura è diventata un mestiere: ho lavorato per riviste e giornali, per la Rai, e poi, per quindici anni, per numerose agenzie pubblicitarie. Alla letteratura per ragazzi sono arrivata quasi per caso, pubblicando a quattro mani con Guido Quarzo, mio grande amico, il mio primo libro. Non mi sono più fermata…
- Tra i libri che ha scritto, ce n’è uno a cui è più affezionata?
Direi che è sempre l’ultimo, quello a cui sto lavorando, che non è ancora finito, che è ancora modificabile e perfezionabile. In quei giorni o settimane o mesi, secondo l’ampiezza della storia, non penso a molto altro. E quando il tutto finisce e il testo è in lettura (o del mio agente o dell’editore) c’è l’attesa per la risposta, certo, ma di solito io sto già lavorando a una storia nuova.
- Come nasce in lei l’idea per un libro? Prende prima forma la storia o il personaggio?
La storia e il protagonista nascono insieme. Quando decido che cosa voglio raccontare, decido anche chi vivrà quella storia, e storia e personaggio principale si modificano e si formano insieme.
- Quando scrive romanzi storici, come La terra sotto i piedi, quanta importanza ha la documentazione e lo studio del periodo?
Un’importanza enorme. Se la storia si svolge in un periodo che non è il mio, devo saperne il più possibile. Nel Settecento mi muovo con una certa disinvoltura, anche se ovviamente ne conosco solo una piccolissima parte. Ma per ogni dettaglio – dalle monete alle strade, dai cibi al vestiario – occorre informarsi, cercare di essere precisi e onesti. (…)
- Quando parla con i suoi lettori, qual è la domanda a cui risponde con più piacere?
“A quale storia stai lavorando?”. Questa domanda mi fa capire che il lettore si interessa alle storie che verranno, che si è stabilita una sorta di empatia, e che ha intenzione di leggere ancora. È un momento bellissimo.
- E per concludere, ha un sogno/libro nel cassetto?
Ne ho sempre tanti, e probabilmente molti resteranno tali. Ma mi piacerebbe scrivere una storia ambientata nella Torino dei primi del Novecento: la mia città, all’epoca, vedeva nascere il cinema e l’industria, era ricchissima di stimoli e anche di grandi contraddizioni, di spirito scientifico ma anche di lati oscuri. Prima o poi la scriverò…
Trovi qui il materiale didattico del libro “La terra sotto i piedi” di Anna Vivarelli e qui puoi scaricare il terzo capitolo del romanzo.
Intervista ad Anna Vivarelli realizzata da Erika Zini – Ciao Radio