Si è conclusa la 16ª edizione del Premio Il Battello a Vapore. È stato un momento emozionante per i 15 finalisti le cui vere identità, fino a quel momento segrete, sono state svelate in diretta. Alla giornata hanno partecipato alcune classi di scuola primaria che, insieme ai propri insegnanti, si sono preparate all’evento attraverso attività sulla lettura in classe e hanno quindi portato il loro vivace contributo di idee e proposte.
Nella categoria Autori il primo classificato è stato Roberto Morgese – insegnante, scrittore e formatore di Parabiago (MI) – con il romanzo Nuno di niente.
In anteprima per voi, ecco una breve sintesi della storia a cura di Enrico Racca (Direzione Editoriale Business Unit Ragazzi).
“Lo chiamavo il niente. Ciò che non ha valore; che non piace più.
Il residuo, l’avanzo. La spazzatura.
Dentro al niente trascorrevo le mie giornate
con gli altri ragazzi della discarica.”
Abbiamo rivolto qualche domanda al vincitore, Roberto Morgese.
Com’è stata l’esperienza del “Premio Il Battello a Vapore”?
Partecipare al Premio Battello a Vapore ha rappresentato per me una bella sfida. Avevo già provato a concorrere e mi ero classificato terzo qualche anno fa. Allora mi sono detto che per arrivare in cima alla classifica avrei dovuto impegnarmi il più possibile per lavorare sulla mia scrittura, rendendola più semplice e scorrevole, ma allo stesso tempo più incisiva. Ho ascoltato molti consigli per migliorare e sono contento che i miei sforzi abbiano dato frutto. Il giorno della cerimonia ero emozionato ma non volevo illudermi. Incrociavo le dita, sperando di non essere arrivato in una posizione più bassa della volta precedente. Mentre si saliva dal quinto al primo mi dicevo “No, non può essere vero!”. E invece ce l’avevo proprio fatta.
Come è nato il romanzo Nuno di niente?
Il romanzo è nato dal mio interesse per il tema dei rifiuti e di ciò che esso comporta per la vita delle persone. Nuno è un ragazzo che potrebbe esistere davvero in una delle baraccopoli che sorgono ai margini delle discariche, presenti nelle periferie di molte metropoli nel mondo. Oltre all’enorme spreco di risorse e materiali, che spesso buttiamo come spazzatura, in quei luoghi c’è anche uno spreco di umanità, spesso abbandonata a se stessa. Attraverso il mio racconto, ho provato a denunciare questo doppio problema. Nuno, infatti, pur vivendo degli scarti degli altri, sa riutilizzarli. Pur sentendosi a volte fatto “di niente”, Nuno scopre che anche dentro di lui c’è spazio per una nuova vita di speranza.
Si parla spesso di come far leggere i ragazzi, di come avvicinarli alla pagina scritta: qual è la sua opinione?
Non credo che esista un unico sistema che garantisca l’accendersi dell’amore per la lettura nei ragazzi e non do retta a chi decanta miracolose ricette. Penso, infatti, che non esista “una sola lettura” ma tante letture quanti sono i ragazzi. C’è chi ama leggere sempre, chi solo in certi momenti della giornata, della settimana o solo in certe stagioni. Chi preferisce farlo da solo, chi non legge se non ha vicino qualcun altro che legga. Chi si tiene tutto per sé e chi, appena trova una pagina o un personaggio interessanti, vuole condividerli con gli altri. Chi adora i gialli e chi si dedica solo ai libri scientifici o storici. Insomma, per avvicinare i ragazzi alla lettura credo che si debba far scoprire a ciascuno di loro qual è “la sua lettura”. Questo lavoro può farlo solo un adulto che non imponga ai giovani aspiranti lettori la propria idea di lettura.