Liliana Segre da anni si dedica alla testimonianza sull’olocausto soprattutto tra i ragazzi, perché le sue parole possano seminare il ricordo e arrivare alle generazioni future. Nel gennaio 2018 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella le ha conferito l’incarico di Senatrice a vita “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti in campo sociale”.
In questo ruolo è stata promotrice dell’istituzione della “commissione Segre” volta a contrastare l’intolleranza, il razzismo, l’antisemitismo e l’istigazione all’odio e alla violenza e che ha recentemente ottenuto il via libera in Senato.
Nel libro Scolpitelo nel vostro cuore, Liliana Segre porta ai ragazzi la forza della sua testimonianza unica e preziosissima.
Daniela Palumbo, scrittrice e giornalista, già autrice con Liliana Segre del romanzo Fino a quando la mia stella brillerà, ha curato il testo: riportiamo qui alcuni estratti della sua prefazione.
“Ci sono molti modi differenti di essere testimoni della Shoah. (…) Liliana Segre, ora Senatrice a vita, spesso inizia dicendo, proprio come nel nostro libro: «Questa è una storia che finisce bene». Il suo pubblico ideale sono i ragazzi, i giovani, quelli che lei chiama con affetto “i miei nipoti”. È a loro che si rivolge dicendo, appunto: «Questa è una storia che finisce bene». Eppure, sa che dovrà parlare loro di affetti spezzati, di dolore, di orrore, di morti innocenti, di freddi aguzzini.
E allora, come può finire bene?
Finisce bene. Non solo perché lei sopravvive, c’è molto più di questo nelle sue parole. Dobbiamo guardare anche all’invisibile quando ascoltiamo Liliana. A un lascito silenzioso che rivolge ai suoi nipoti ideali.
Ciò che fa, testimoniando, è infatti affidare (termine che nel suo significato contiene la speranza di cura) il ricordo dell’orrore indicibile, il suo passato, a coloro i quali rappresentano il domani, i ragazzi. Perché è il futuro che interessa a Liliana. Il suo grido di dolore (…) è un dono che questa meravigliosa donna semina affinché i ragazzi e le ragazze in ascolto possano immaginare un mondo senza le persecuzioni, l’indifferenza, l’ingiustizia, il dolore degli innocenti. Senza la guerra. Immaginarlo, per poterlo costruire.
(…) i ragazzi e le ragazze le si avvicinano e le chiedono: «Liliana, cosa possiamo fare per non disperdere le tue parole?».
E lei risponde sempre: «Sconfessate la menzogna. Diventate candele della Memoria».”
dall’introduzione di Daniela Palumbo
Raccogliere la sua testimonianza e diffondere il suo messaggio tra i più giovani è il modo più efficace per contrastare l’odio in ogni sua forma ed espressione. Nelle sue parole, la riflessione sull’attualità rimane indissolubilmente legata agli eventi drammatici che hanno segnato la Storia:
“Soprattutto si dovrebbe dare realmente la parola a quei tanti che, a differenza di me, non sono tornati dai campi di sterminio, uccisi per la sola colpa di esser nati. Loro, che non hanno tomba, che sono cenere nel vento.
Salvarli dall’oblio non significa soltanto onorare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano. A non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili, più avvertiti della responsabilità che ciascuno di noi ha verso gli altri.
(…) Per questo mi rifiuto di pensare che oggi la nostra civiltà democratica possa essere sporcata da progetti di leggi speciali contro i popoli nomadi. Se dovesse accadere mi opporrò con tutte le energie che mi restano.”
Liliana Segre, dall’intervento al Senato del 5/6/2018