Io non ho avuto un futuro radioso. Certo non quello che avevamo in mente la mamma e io. Invece di un angelo sono diventata un soldato. Una specie, almeno. Ho contribuito ad abbattere un tiranno, però. Ho vendicato la morte di mia mamma e di milioni di innocenti come lei. Ho amato e sono stata amata. Eppure, ancora oggi non posso fare a meno di ricordare quei giorni, quelli in cui avevo mia madre accanto. Ed ero perfettamente felice.
Cristina Brambilla è un’autrice affermata nel panorama della letteratura per ragazze e ragazzi. Suoi sono L’estate in cui caddero le stelle e Al primo sangue, entrambi editi da Mondadori.
Nel nuovo romanzo, La ragazza corvo, Cristina Brambilla racconta la guerra coloniale in Egitto unendo fatti storici e immaginari, magia e illusionismo, paura e avventura.
Dopo la lettura, abbiamo intervistato l’autrice sulle tematiche affrontate, sulla scrittura e anche sui possibili approfondimenti che si possono sviluppare con la classe. Ma prima scopriamo la trama.
La trama de La ragazza corvo
Mary Legerdemain viene adottata da Gerda, una medium ambiziosa che vuole imbastire un bellissimo spettacolo di illusionismo. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, però, il loro sogno va in frantumi. Nonostante tutto, la ragazzina sente nel profondo del cuore che le sue abilità possono cambiare le sorti della guerra.
Decide così di seguire in Egitto Maskelyne, un celebre illusionista, che è stato ingaggiato dall’esercito inglese per battere i tedeschi con le sue illusioni. Insieme i due riusciranno a mimetizzare i carri armati con il colore del deserto e a far scomparire nel nulla un intero porto inglese.
Tra travestimenti, fughe, e aiutanti fedeli (un corvo di nome Biscotto), Mary cambierà per sempre la sorte della guerra, anche se la Storia ha cancellato il suo nome dai registri ufficiali.
Intervista a Cristina Brambilla
1) Se avessi davanti un ragazzo o una ragazza che del tuo libro hanno letto solo la trama, cosa gli diresti per invitarli a leggere La ragazza corvo? E a una/un docente, cosa suggeriresti per scegliere il libro come lettura di classe?
A ragazzi e insegnanti direi la tessa cosa: quella che hanno per le mani è un’avventura incredibile, nel senso letterale del termine. Un illusionista che inventa dei trucchi per far sparire un porto, un esercito e addirittura il canale di Suez? Incredibile, ma vero. Jasper Maskelyne è realmente vissuto e ha messo le proprie competenze al servizio delle forze armate inglesi. Inoltre direi loro che senza muoversi dal divano avranno la possibilità di viaggiare nel deserto, insieme a una ragazzina e a un corvo che di nome fa Biscotto, fra spie e predoni, oasi e dune e che non mancheranno i colpi di scena e i personaggi originali. Per tacere della città del Cairo, poco esplorata nella letteratura per ragazzi.
2) Cosa scopriranno, secondo te, i ragazzi e le ragazze al termine della lettura?
Che la Seconda guerra mondiale non si è combattuta solo in Europa, ma anche in Africa, per esempio, e che quello fu uno snodo fondamentale per il futuro del mondo. Se le potenze dell’Asse avessero vinto la battaglia ingaggiata da Maskelyne e dai suoi, forse oggi vivremmo in un mondo molto diverso e temo peggiore. E che coraggio e determinazione, in ogni momento, ma soprattutto in tempi difficili, sono armi potenti, direi insostituibili.
3) Storia e finzione si intrecciano nel tuo libro: personaggi realmente esistiti incontrano personaggi nati dalla tua fantasia. Realtà e illusione si fondono, per raccontare una storia magica ma anche potentemente reale. Quale percorso ti ha permesso di arrivare a un equilibrio tra i due aspetti?
Studiando il più possibile il contesto e, allo stesso tempo, immergendomi nel piacere di inventare scene e persone cercando di essere il più credibile possibile. Per la prima volta mi sono cimentata con il romanzo storico, e non è stata una passeggiata. Però sono molto contenta del risultato. Anche perché mi ha permesso di tornare spiritualmente e creativamente in Egitto.
4) Nella storia alterni la terza persona per raccontare le scene principali ma, a fine capitolo, passi alla prima per esplorare il punto di vista di Mary. C’è un motivo particolare alla base di questa tua scelta? Come può approfondire il discorso una/un docente che analizza il libro insieme agli studenti?
Mi piaceva l’idea di avere due punti di vista. Uno più oggettivo, anche se trattandosi di un romanzo, l’oggettività è sempre una chimera. E uno più soggettivo, emotivo e sentimentale. Volevo che si percepisse il peso che la Storia ha sulla storia delle persone. O, come in questo caso, sulla pelle e sulle decisioni dei personaggi.
5) Nel libro il tema della trasformazione/travestimento è centrale: Mary è ragazza, angelo della Somme, ragazzo, ragazza corvo. Anche le persone intorno a lei indossano spesso “panni” diversi dai propri, sia per nascondersi agli altri, come la spia tedesca che si finge un esploratore ungherese, sia per affermare la propria identità, come Omar/Ramona che si veste da donna e insegna Mary a fingersi maschio. Come mai hai voluto esplorare questo tema? Su cosa possono riflettere ragazze e ragazzi?
Quando ci si traveste si finge? Il conte ungherese è una spia e un esploratore. Mary una ragazza e un soldato. Omar/Ramona un uomo e una donna. Mi piacerebbe che tutti, non solo i ragazzi e le ragazze, riflettessimo su quello che pensiamo sia la realtà di ciò che siamo. Secondo me siamo tutti molte cose, molte personalità, molte emozioni e molto altro ancora. Per citare il poeta Walt Whitman siamo vasti, ospitiamo moltitudini. Travestirsi, cosa che per Mary è una necessità e un talento, può anche essere l’occasione per esplorare altre nature umane.
6) L’altro macro tema del libro è la guerra che, anche con le battaglie lontane dalla scena, è sempre presente nella vita dei personaggi. A differenza di tanti altri libri, dove i bambini subiscono le vicende dei grandi, nel tuo è Mary che si sente nelle vene la voglia di combattere. “Lei era un soldato. Non una stupida ragazzina” scrivi, perché Mary sa di essere destinata a qualcosa di grande per aiutare il suo paese. Come è nato il personaggio di Mary, così combattiva e determinata?
Mi piacciono le persone che lottano per i propri ideali, quelle che non si tirano indietro e agiscono. Auspicabilmente senza imbracciare un’arma come fa Mary, che poteva sfuggire ai bombardamenti insieme alla sorella, oppure unirsi ai figli di Maskelyne e andare sfollata in campagna, invece decide ostinatamente di fare la propria parte. Vorrei tanto che nessuno dovesse mai trovarsi nella sua situazione, ma purtroppo so che non è così. Le guerre continuano a essere combattute, anche da giovani e giovanissimi. La mia speranza è che esistano molti uomini come il conte che, pur essendo un nemico, si comporta con onore. Fra tutti i personaggi del romanzo, è quello che più di tutti incarna la mia fiducia nel genere umano.
7) “Non si nasce quando la madre partorisce. C’è un momento in cui si viene al mondo, che coincide con quello in cui si viene riconosciuti e accettati”. Un altro tema del libro è il concetto di famiglia: da quella adottiva a quella che si incontra lungo il cammino, e che può essere trovata anche nelle persone più impensabili, come una spia che lavora per il fronte nemico. Come si può riflettere a scuola su questo tema, secondo te, partendo dagli spunti offerti dal libro?
Forse io non scrivo per le ragazze e i ragazzi fortunati, quelli che hanno famiglie accoglienti, rispettose e calme. Forse io scrivo per le ragazze e i ragazzi nella tormenta. Spero che leggendo i miei libri si convincano che là fuori esiste amore, fratellanza, solidarietà, allegria, la possibilità di crearsi una propria rete di affetti e un futuro felice. Solo una volta Mary si chiede come sarà stata la sua madre biologica: la sua vera madre è la donna che la cerca, la cresce, le dà spazio e voce. E a Mary basta così: non è il tipo che guarda troppo indietro. Tendenzialmente guarda avanti, fa tesoro di quello che la vita le offre. E devo ammettere che, pur non essendo sempre un tipo simpatico – Mary ha il suo bel caratterino – mi sta proprio simpatica.