I protagonisti di questo libro sono guerrieri. Hanno avuto il fegato di dare la propria vita per salvare gli altri, come il quindicenne pachistano Aitzaz Hasan, o di lanciarsi giù da una montagna a 115 chilometri l’ora, come l’atleta paralimpica inglese Millie Knight, che ha imparato a sciare a sei anni, dopo aver perso la vista. Essere guerrieri non significa non avere paura. L’indiana Reshma Qureshi, sfregiata con l’acido, si vede portar via una delle cose che la società considera più importanti per una ragazza, la bellezza, e perde il coraggio di vivere; ma poi capisce di valere molto più del suo aspetto.
Alcuni dei protagonisti di questo libro lottano per cercare una soluzione a problemi difficili che riguardano la società intera, come le americane Emma González contro la libera vendita delle armi e le sparatorie nelle scuole e Jasilyn Charger per la difesa dell’ambiente, o come l’afghana Negin Khwalpak, prima ragazza direttrice d’orchestra nel suo Paese, dove la musica è considerata da molti un’attività immorale.
Alcuni dei loro sogni potrebbero sembrare semplici, ma per realizzarli hanno dovuto affrontare mostri per niente immaginari e ostacoli quasi insormontabili. Non sempre i guerrieri sono vittoriosi, ma la cosa che conta (più del successo) è il valore di ciò per cui si combatte.
Le storie che leggerete sono vere. Sono quasi tutte basate su interviste che ho fatto personalmente con i protagonisti o con i loro cari, realizzate per le pagine degli Esteri del mio giornale, il “Corriere della sera”, e in molti casi appositamente per questo libro. Per ricostruirle nei dettagli è stato anche fondamentale consultare il lavoro di altri reporter, le opere di documentaristi, registi e scrittori con i quali sono entrata in contatto, e l’attività di organizzazioni umanitarie come Terre des Hommes, Afceco (Afghan Child Education and Care Organization), Make Love Not Scars.
Credo senza riserve che leggere storie vere di ragazzi e ragazze di altri Paesi, dalla Gran Bretagna alla Cina, ci aiuti a capire nel concreto questioni fondamentali come il diritto all’istruzione, lo sviluppo sostenibile, la guerra e il terrorismo, che altrimenti possono suonare lontani o astratti. È un modo per riflettere sul mondo che vogliamo costruire: ci sono tante occasioni in cui sono i papà e le mamme, anche se poveri o sfortunati, a insegnare ai figli a combattere per se stessi e per i sogni in cui credono, ma può capitare che i più giovani siano costretti a difendere i propri diritti mentre “i grandi” prendono decisioni sbagliate o si comportano come bambini.
Come ci insegna la storia di Wang Fuman, il “bambino fiocco di neve”, siamo noi a dover cambiare il nostro destino.