Giusy Versace è un’atleta paralimpica pluripremiata, nonché membro della Camera dei Deputati dal 2018, impegnata nella lotta alle discriminazioni dovute alla disabilità e determinata a voler garantire pari opportunità nella vita come nello sport. Nell’autunno 2018 ha firmato Wondergiusy, un libro dedicato ai lettori più giovani (dai 6 anni in su) per insegnare loro che “superpotere” è voce del verbo superare ogni limite. In questa intervista ci racconta qualcosa in più sulla nascita del libro e sui messaggi che vorrebbe trasmettere ai lettori.
Wondergiusy è un libro che dedichi ai bambini e ai ragazzi che, tu dici, “hanno alimentato la mia voglia di correre”. Sono loro soprattutto ad averti incoraggiata? In che modo?
Certamente sì. Wondergiusy nasce proprio su input di un ragazzino che, guardandomi al campo durante i miei allenamenti, disse al papà che lui conosceva personalmente Wonder Giusy. Loro mi vedono un po’ come un supereroe che vince, combatte i cattivi e che cambia gambe a seconda di quello che deve fare. Vorrei, attraverso questo libro, aiutarli ad approcciarsi alla disabilità con normalità.
Quali sono invece le barriere mentali che hai incontrato negli adulti?
Gli adulti, a differenza dei bimbi, ti guardano con dei filtri, quelli che i bimbi non hanno. Loro vedono subito il tuo limite e vanno quasi sempre aiutati a guardare oltre. I bimbi invece ti guardano senza filtri e riescono a valorizzare quello che tu riesci a fare senza pensare troppo a ciò che ti manca… Certamente lo sport aiuta ad arrivare a questo. Lo sport permette di comunicare con una chiave ed una lingua più comprensibile.
La tua storia personale è davvero toccante e dimostra che non ti sei mai arresa: un grande esempio per tutti i bambini e i ragazzi che incontri nelle scuole e un incoraggiamento per chi è in difficoltà. Qual è il messaggio che più di tutti desideri trasmettere ai giovani?
Che la vita è un dono prezioso, nonostante sia spesso difficile ed imprevedibile. Ma forse il bello della vita sta proprio in questo. Mi piace l’idea che i ragazzi si allenino a vivere, imparino ad allenarsi per affrontare gli imprevisti della vita con coraggio e positività, ma soprattutto imparino a non dare niente per scontato. Tutti i risultati arrivano con impegno sudore e a volte anche lacrime. Ma la chiave di tutto, per me, è il saper dire “grazie”!
Nella tua esperienza, come hai visto accogliere la diversità da parte dei bambini? Cosa ti ha colpito in particolare?
I bambini sono spugne ed imparano a guardare alle cose, alla gente, alla vita anche a seconda di come l’adulto gliele racconta. Ciò che mi ha colpito è la curiosità. Loro ti fanno domande che gli adulti non avrebbero mai il coraggio di fare. Lo sport certamente diventa anche grande veicolo per messaggi di inclusione di cui in Italia c’è tanto bisogno!!! La cosa che mi ha colpito di più è stata quando qualche anno fa, durante uno dei miei allenamenti nella pista di atletica dove mi sono sempre allenata, a Vigevano, un bimbo disse all’altro che io vincevo le gare non perché avessi gambe speciali ma perché nascondevo un telecomando che mi permetteva di accelerare e vincere. Ahahahah… un genio!
Curiosità e follia: due caratteristiche che indichi come fondamentali nella vita. Ci spieghi perché?
La curiosità ci spinge ad andare oltre le apparenze, a comprendere meglio aspetti di vita e caratteristiche non visibili a prima vista. La curiosità ci porta anche ad alzare l’asticella e a porci obiettivi più alti. La follia, ci permette di realizzarli.
Ora in che momento sei della tua vita? Cosa ti appassiona? Quali progetti hai? Cosa ti rende felice oggi?
La mia vita è spesso un gran caos. La curiosità, tipica dei bimbi e che sono felice di avere ancora e nonostante i miei 42 anni da poco compiuti, mi porta ad affrontare sempre nuove sfide. Da più di un anno sono impegnata alla Camera dei deputati, dove lavoro con l’obiettivo di prestare la mia voce a chi non ce l’ha e provo a tenere accesi i riflettori su tematiche che altri non reputano prioritarie. I progetti di legge che ho presentato vertono a garantire pari opportunità alle persone cosiddette più svantaggiate e spesso ignorate. Non è un obiettivo semplice ma lavoro per questo. Mi occupo di disabilità, pari opportunità, donne, sport, lavoro e giovani. Nel frattempo, quando posso, giro nelle scuole e negli oratori per promuovere Wondergiusy. Purtroppo non ho il tempo di allenarmi come vorrei e questo mi manca, ma sono consapevole che oggi, dopo i successi raggiunti sulla pista di atletica, mi devo allenare su altre piste. Cosa mi rende felice? Sembra banale, ma la felicità di chi mi sta attorno è già una cosa grande per la quale prego ogni giorno. A me, personalmente, basta poco per essere felice. Grazie a Dio, gioisco facilmente per una giornata di sole, un sorriso, un caffè con un amico che non vedo da tempo… La felicità è fatta di cose semplici. Basta ricordarselo.
Quale messaggio in particolare ti sentiresti di comunicare ai docenti che leggeranno queste righe?
Che la disabilità sta negli occhi di chi guarda!