La Giornata della Memoria riporta inevitabilmente il nostro pensiero alla storia di Anna Frank e alle toccanti parole con cui ci racconta nel suo Diario drammatici avvenimenti.
Testimonianza altrettanto forte è quella di Liliana Segre, deportata a 13 anni e sopravvissuta ad Auschwitz.
Nata a Milano in una famiglia ebraica, vive insieme a suo padre, Alberto Segre, e ai nonni paterni. Di famiglia laica, la consapevolezza di essere ebrea giunge a Liliana attraverso il dramma delle leggi razziali fasciste del 1938, in seguito alle quali viene espulsa dalla scuola. Dopo l’intensificazione della persecuzione degli ebrei italiani, i Segre si nascondono da amici e nel 1943 cercano di fuggire in Svizzera, ma vengono respinti dalle autorità: il giorno dopo Liliana e la sua famiglia vengono arrestati. La bambina viene deportata nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau ed è subito separata dal padre, che non rivedrà mai più. Liberata dopo due anni, dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati a Auschwitz, Liliana è tra i soli 25 sopravvissuti.
Una storia intensa e toccante che questa straordinaria donna ha avuto il coraggio di raccontare solo dopo anni. Da allora non si è più fermata, rendendosi disponibile a partecipare a decine e decine di assemblee scolastiche e convegni di ogni tipo per offrire ai giovani la sua testimonianza anche a nome dei milioni di altri che l’hanno con lei condivisa ma che non hanno mai potuto comunicarla.
Grazie alle sue parole e al lavoro della classe V B della scuola Odoardo Giansanti, coordinata dalla maestra Mirella Moretti, nel 2014 nasce un racconto a fumetti: Liliana e la sua stellina. In occasione del concorso “I giovani ricordano la Shoah”, i bambini hanno dato vita ad una graphic novel che ripercorre l’infanzia di Liliana Segre, dall’inizio delle persecuzioni razziali nel 1938 alla sua deportazione. Un’età vicinissima alla loro, che permette di identificarsi e vivere appieno il dramma di quei tempi: “Grazie a lei” – scrivono – “anche noi abbiamo capito quanto fosse terribile la vita per gli ebrei negli anni della persecuzione”.
Nell’introduzione sono i bambini stessi a spiegare il perché della loro scelta narrativa:
“Per realizzare il nostro lavoro abbiamo scelto la tecnica del fumetto: con questo linguaggio particolare che unisce disegno e scrittura, abbiamo trasformato la testimonianza in un racconto per immagini, didascalie, e balloons, che ci hanno permesso di comunicare ed esprimere le sensazioni, gli stati d’animo (incredulità, paura, speranza, dolore) provati da Liliana Segre e il coraggio che lei ha dimostrato sia nel rapporto con gli altri (compagni, familiari, “nemici”) sia di fronte alle drammatiche situazioni e agli eventi che hanno travolto la sua esistenza di bambina prima e ragazzina poi. […] Nell’uso dei colori abbiamo usato le tinte fredde (blu-grigi-bruni) come sfondo ai decreti delle leggi Razziali, agli ambienti del carcere, ai sotterranei della stazione di Milano, al cielo di Birkenau, per esprimere i sentimenti di tristezza, dolore e paura che Liliana ha provato.”
Un’esperienza terribile, che tocca a sua volta il lettore quando prende in mano per la prima volta Liliana e la sua stellina. I disegni dei bambini sono semplici ma fortemente evocativi, grazie alla loro capacità di rendere le emozioni e i momenti salienti della vicenda. Un lavoro che testimonia e aiuta a comprendere una giornata significativa come quella della Memoria, lasciando nei cuori una consapevolezza destinata a durare nel tempo.
La storia di Liliana è stata pubblicata anche dal Battello a Vapore in un libro Piemme: Fino a quando la mia stella brillerà.