Cristina Zagaria, scrittrice e giornalista, firma il nuovo libro I piccoli principi del Rione Sanità (Il Battello a Vapore) in cui racconta l’esperienza di un laboratorio con Il Piccolo Principe realizzato insieme ai bambini del Rione Sanità, nel cuore pulsante di Napoli. Abbiamo raggiunto l’autrice per farci raccontare direttamente da lei il libro e gli argomenti fondamentali che emergono.
Come è nata la storia “I piccoli principi del Rione Sanità”?
Questo libro nasce dal lungo lavoro che don Antonio Loffredo svolge da anni nel Rione Sanità: aiuta i ragazzi a inseguire i loro sogni e gli dà gli strumenti (culturali e materiali) per realizzarli. In questa realtà nasce la Fondazione di Comunità San Gennaro, creata dal parroco e dai ragazzi stessi. Con don Antonio collabora da qualche anno anche la Fondazione Alberto e Franca Riva. La Fondazione Riva due anni fa ha avviato un laboratorio di pittura con 60 bambini, di età compresa fra i 6 e i 17 anni, proprio su Il Piccolo Principe. Gli educatori si sono accorti che i bambini, mentre disegnavano le avventure del Piccolo Principe, parlavano delle loro famiglie, delle paure, dei sogni… Così è nata l’idea di trasformare quei disegni e quelle chiacchiere in un libro. Ho cominciato a seguire i laboratori (da gennaio a giugno dell’anno scorso), ho inventato i protagonisti e la trama con i bambini, abbiamo scritto insieme anche i dialoghi in napoletano… e insieme abbiamo immaginato cosa sarebbe accaduto se l’aviatore di Antoine de Saint-Exupéry fosse atterrato a Napoli, che volto avrebbe avuto… Ma non voglio svelare troppo, qui mi fermo!
Ci può descrivere Napoli e il Rione Sanità?
Ci vuole un altro libro per parlare di Napoli e del Rione Sanità. Dico solo che Napoli è raccontatissima dalla letteratura, dal cinema e dai giornali, ma con l’aiuto dei ragazzi questa volta abbiamo provato a guardare la città e un suo Rione (storico e importante, ma anche dilaniato dalla guerra di camorra) come quello della Sanità ad altezza bambino. È stata una scommessa. I bambini ascoltano sempre gli adulti, ma questa volta sono i piccoli che parlano e ci guidano in un mondo che noi adulti non sempre vediamo.
Ci può spiegare meglio il legame con Il Piccolo Principe?
Il libro nasce da una lettura puntuale (i bambini leggevano un capitolo, in italiano e in napoletano, ogni settimana) del Piccolo Principe e i richiami sono continui, anche molti protagonisti vengono rievocati… ma anche riadattati… Ed ecco che l’aviatore è un migrante in transito dall’Italia… l’ubriacone è il papà di una bimba dipendente non dall’alcol ma dal gioco d’azzardo… il lampionaio diventa una donna. Abbiamo davvero giocato a portare il Piccolo Principe e i suoi “occhi bambini” nel cuore di Napoli e nel nostro presente.
Come è riuscita a trasformare delle testimonianze in un romanzo?
È stata la parte più divertente. Io sono partita dai disegni e dai report degli educatori, poi ho conosciuto personalmente i ragazzi e ho lavorato con loro: un po’ come Alice, ho cercato di diventare “piccola” e guardare il mondo con i loro occhi. Piena di tutto questo materiale una mattina ho fatto una lunga passeggiata nel Rione con padre Antonio… e camminando le idee hanno preso forma. I pensieri dei bambini sono tutti nel libro, ma rielaborati e incrociati; anche i personaggi sono tutti veri, ma nessuno riconoscibile perché costruito con pezzetti di ciascun bambino… È stato come ricostruire un grande puzzle di emozioni. Da giornalista ho raccolto le testimonianze, radicate nella realtà. Come scrittrice le ho trasformate in una storia nuova e unica, che avesse gambe piccole, ma forti per camminare e arrivare – spero – lontano.
Qui trovate il materiale didattico per affrontare con la classe i temi trattati nel libro.