Noi siamo fuoco di Marco Magnone è un romanzo che parla dei primi amori e delle prime relazioni, ma in una chiave diversa, raccontando ben due punti di vista maschili.
Nicolas e Alex, i protagonisti di questa storia, si innamorano della stessa ragazza ma dove uno è riflessivo e pronto all’ascolto, l’altro è dirompente e pronto ad agire subito, a volte senza pensarci troppo.
L’autore ne ha parlato su instagram in una diretta con Letizia Mazzanti, sui social prof.andthecity, che potete recuperare qui oppure leggere sotto.
La diretta di Marco Magnone con Letizia Mazzanti
Letizia: Siamo questa sera con Marco Magnone per parlare del suo romanzo Noi siamo fuoco edito Mondadori. In questo dialogo parleremo di un romanzo per ragazzi, young adults, che ha come protagonisti due adolescenti. L’incipit della storia è alla fine della scuola, sostanzialmente siamo nel mese di giugno. I due adolescenti si preparano a vivere l’estate, un’estate che sarà piena di avventure e piena anche di esperienze formative.
Tutta la storia si svolge in un campeggio della Puglia, dove accadranno una serie di eventi che in parte li porteranno a crescere, è infatti anche un romanzo di formazione, e in parte poi li porteranno a commettere degli sbagli, a conoscere meglio loro stessi, a capire quali sono i limiti che possono superare e quelli che non possono superare.
Questa questione del limite parte proprio dai due protagonisti, Alex e Nicolas, che sono migliori amici anche se in realtà molto differenti, pur essendo molto legati queste differenze nel corso del romanzo si acuiscono e diventano sempre più grandi fino al punto di rottura.
Marco: Alex e Nicolas sono due ragazzi che sarebbero potuti essere miei coetanei quando a metà degli anni ’90 avevo 16 anni e andavo per la prima volta al mare. Ma per ogni generazione, per ogni gruppo di amici, c’è sempre un ragazzo come Nicholas a cui riesce tutto facile, che è il catalizzatore del gruppo, quello che pensa di avere il mondo ai propri piedi perché è nato con la camicia, abituato a vivere imponendo le sue regole, il ragazzo popolare…
Io quando avevo 16 anni ero molto più simile ad Alex e molti dei ragazzi che incontro ai festival o nelle scuole sono un po’ degli Alex, ovvero sono dei ragazzi a cui riesce semplicemente più comodo e più facile vivere all’ombra del ragazzo più popolare di loro, perché è il modo più semplice per andare nei posti giusti, per entrare nelle compagnie giuste, per conoscere nuovi amici, per conoscere ragazze, per sembrare anche tu attraverso la luce riflessa del tuo amico qualcosa di diverso. Magari la versione una versione un po’ migliore di te stesso.
Alex non si rende neanche conto di quanto sta sacrificando per la sua amicizia con Nicolas, e Nicolas non è del tutto consapevole di quanto il suo amico si stia sacrificando. Alex fa sempre un passo indietro per reggergli il gioco, lui si è dovuto guadagnare e sudare tutto. Questo equilibrio un po’ strano però esplode.
Letizia: Ne parlavo proprio in una mia classe del fatto che spesso loro agiscono perché vengono influenzati dai loro amici, dai pareri degli altri… e fanno cose lo stesso, anche se si rendono conto che stanno commettendo delle scelte sbagliate.
Questo accade spessissimo quando c’è qualcuno di molto carismatico o per una questione di privilegi economici. Forse Alex risente un po’ anche di questo, vede Nicolas in un certo modo perché è calato in un ambiente che diversissimo dal suo. Hanno un legame strettissimo che però viene incrinato forse anche perché vivono delle esperienze di crescita che li portano un attimo ad allontanarsi oppure ad essere più consapevoli della loro amicizia, di ciò che funziona e di ciò che non funziona tra loro.
Coming of age
Marco: Penso che la serie TV Outer Banks racconti molto bene come il privilegio economico e sociale vada a influenzare le nuove generazioni. Tu cresci dando per scontato che quello che hai ti sia in qualche modo dovuto di diritto, e a volte lo affermi con una rabbia che si tramuta nella voglia di prendere per te quello che non hai mai avuto, altre volte con una voglia di rivalsa o anche solo una difficoltà a mantenere vivo il tuo sogno.
Alex, esattamente come ero io alla sua età, in qualche modo ha smesso o non ha ancora imparato a sognare perché pensa che certe cose semplicemente non siano per lui, che certe cose siano soltanto per Nicolas; e Nicolas dall’altra parte dà per scontato che quelle cose lui le ha a disposizione e le avrà sempre a disposizione perché non ha mai sbattuto il naso contro un no. La voglia di sognare è quel brivido che ti fa chiedere “ce la farò o no a ottenere quel qualcosa che per me in questo momento nel mezzo della mia adolescenza è la cosa più importante possibile?”.
Alex Nicholas in qualche modo perdono una parte della loro fanciullezza nel momento in cui Alex per la prima volta prova un sentimento che gli fa dire “no io questa cosa non la voglio più sacrificare per Nicolas”. Nicolas invece per la prima volta si prende un enorme palo in faccia che gli fa dire “anch’io sono come tutti gli altri” ma Nicolas non ha nessuna scudo, nessuna difesa. Alex è molto più abituato a lottare per ottenere qualunque cosa e quindi entrambi saranno messi in una sorta di vicolo cieco.
Letizia: In questo senso il termine inglese coming of age è di gran lunga più a fuoco del corrispettivo italiano romanzo di formazione. Il romanzo si apre con una scena cattivissima, cioè quella dello scoiattolo, e subito è chiarissimo come Nicholas riesca ad avere tutto quello che vuole, anche qualcosa di assurdo, ma si capisce come Nicolas consideri la vita un gioco e quello che gli sta attorno come un parco giochi a sua disposizione, dove tu vai e sai che non ti potrà succedere niente di male.
Marco: Questo perché nei parchi giochi non ti succede niente di male, sono tutte simulazioni di pericoli. Invece Alex sa che è esattamente l’opposto. Non voglio anticipare niente ma non si dà la caccia agli scoiattoli per baciare le ragazze.
Mia, la ragazza che rompe l’equilibrio
Letizia: Il romanzo si apre quindi con un obiettivo raggiunto, cioè catturare uno scoiattolo, ma si conclude nel suo esatto opposto, c’è una formazione anche in negativo. Nicholasb durante tutto il romanzo si accorge che non può avere tutto tutto quello che desidera.
E il loro punto di rottura è la terza protagonista, Mia. Lei scompiglia un po’ i rapporti e le relazioni, crea questo trambusto che poi in realtà avrà delle conseguenze più profonde perché non è solo la sua presenza che li allontana dopo.
Marco: Questa ragazza sconvolge le vite di entrambi e li porta a fare delle scelte, a vivere delle esperienze importanti di crescita, anche degli errori, e sono quelle primarie relazioni che poi mettono di fronte alla vita vera come dicevi tu.
Mia è molto facile da descrivere per me perché in qualche modo raccoglie tanti pezzi di tante ragazze diverse di cui io mi sono innamorato nel corso della mia adolescenza. Forse è il personaggio più forte del mio romanzo, più determinato, più consapevole.
Questo è un romanzo in cui tutti i protagonisti sbagliano, è un romanzo che racconta di un triangolo in cui tutti i protagonisti si scoprono fragili a un certo punto della storia, compiono degli errori e in questo forse sono più veri. Negli incontri con le scuole i ragazzi e le ragazze mi chiedono spesso come mai ci sono dei personaggi che fanno scelte così sbagliate, così inconsapevoli, così controproducenti. E io rispondo chiedendo a loro se gli è mai capitato di fare una sciocchezza perché sono innamorati, chiedo se gli è capitato di sapere quale sia la cosa giusta da fare ma di scegliere l’opposto perché è più facile, perché ci tengono troppo a quella cosa…
Mi rispondono “beh certo, però questo è un libro” e quando chiedo cosa intendono rispondono che “in un libro dovrebbero esserci scritte le cose come vanno fatte”. Io ribatto sempre facendoli riflettere sui protagonisti di Mare fuori, di Outer Banks, di L’estate nei tuoi occhi fanno cose sbagliate e loro rispondono “ma quella è una serie TV, quelle sono storie più reali”.
E allora qui c’è un problema. Io in questa storia ho cercato di allontanarmi dall’idea di allontanare il più possibile quell’idea di storie per ragazzi che hanno la pretesa di insegnare qualcosa come dovrebbe essere fatto e di provare a raccontare il più possibile, per quanto io non ero capace, di ragazzi che inseriti in una situazione per loro difficile a livello emotivo, relazionale, sentimentale fossero liberi di sbagliare, in modo da metterci davanti a delle domande che hanno a che fare con noi.
Tante ragazze che incontro ce l’hanno a morte con Mia, l’hanno molto criticata per il suo atteggiamento non chiaro nei confronti dei due ragazzi, e la cosa incredibile è che quando poi ho chiesto loro di provare a immaginarsi tutta la storia al contrario dove due migliori amiche incontrano un ragazzo di cui entrambe si innamorano e lui ha degli atteggiamenti contraddittori, mi hanno risposto “così sarebbe tutto diverso”. Cosa vuol dire che è diverso?
Non siamo, nemmeno nelle storie, disposti ad accettare una parità.
Mia è semplicemente una ragazza libera, è semplicemente una ragazza che come Alex e Nicolas non è detto che sappia fino in fondo quello che vuole, ma che non ha nessuna intenzione di nascondere i propri sentimenti. È la figlia del gestore del campeggio, ha un passato molto avvitato nel territorio dove vive dove abita. Mia è nel punto della sua vita in cui per lei crescere significa smettere di rinunciare alle cose davvero importanti
Letizia: Tornando a quello che dicevi prima, il fatto che fanno errori è il dato di realtà che ci permette di stare nel presente, lo spiego sempre ai miei alunni e alle mie alunne che la letteratura ci mette di fronte alla realtà.
I ragazzi forse in alcuni momenti si possono sentire spiazzati leggendo Noi siamo fuoco però secondo me funziona proprio perché non è un’adolescenza edulcorata ma c’è quello che accade durante l’adolescenza vera. Spesso gli insegnanti che mi seguono mi chiedono “ma per chi è adatto questo romanzo?”.
Marco: mi sentirei di dire che è un romanzo per le superiori, soprattutto per alcuni punti che necessitano di uno sguardo un po’ grande. A un certo punto Nicolas si trova davanti a delle cose molto più grandi di lui, e diventare grande per lui significa sentirsi la prima volta piccolo. Nicolas è stato un bambinone fino all’inizio di questa storia sentendosi adulto ma è il momento in cui lui cresce davvero e crescere significa fare i conti con l’essere inadatto.
Io sto facendo tantissimi incontri alle secondarie di secondo grado soprattutto istituti in cui ci sono un sacco di maschi e sono contento perché con questo libro sto provando un po’ forzare l’idea che ci siamo costruiti che le storie anche d’amore siano storie per ragazze. Noi maschi abbiamo paura della prima volta che ci innamoriamo, della prima volta che stiamo per baciare qualcuno, della prima volta che abbiamo un rapporto con qualcuno, esattamente come le ragazze. Solo che siamo maschi certe cose non si dicono. E questa è una sciocchezza enorme mentre invece l’entusiasmo che vedo nei ragazzi nei maschi, che vedono raccontata una storia d’amore ma al maschile mettendo in scena le incertezze, questo è qualcosa che funziona tanto.
Devo dirti però che faccio anche tantissimi incontri agli ultimi anni della secondaria di primo grado e io non mi sono mai divertito tanto perché a quel punto ci sono queste platee di ragazze che si dividono in team Nicholas o team Alex. Ho sempre cercato di non scrivere storie a tesi però è ovvio che quando ambienti una storia durante la Resistenza come ne La guerra di Celeste la maggior parte dell’attenzione dell’incontro della chiacchiera viene incentrata su un solo argomento.
Qui invece non c’è una storia con la S maiuscola che può distrarre da quello che accade ai personaggi, dalle loro paure alle loro emozioni, e questo è fondamentale. Il libro che ho letto più spesso e di cui ne ho consumato le pagine è Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi in cui c’è una storia d’amore al maschile in cui il protagonista, Alex, ha una faccia pubblica, una faccia con cui fa il grosso con i suoi amici, e poi ne ha una che mostra solo ad Heidi, la la ragazza di cui è innamorato; e ne ha una ancora più segreta che confessa solo a se stesso in una serie di messaggi, che lui registra in una cassetta, erano gli anni 90, mentre il mio Alex si auto invia dei messaggi WhatsApp.
Volevo dei personaggi maschili che sbagliassero e che mostrassero le fragilità di cui tutti i maschi esattamente come le ragazze. La prima volta che mi sono onnamorato di una ragazza avevo 13 anni, per me era la cosa più importante di tutta la vita baciare per la prima volta una ragazza, qualcosa che mi faceva paura e non vedevo l’ora che accaddesse. Ed è questo il fascino delle prime volte, che sono l’essenza stessa dell’adolescenza: vivere per la prima volta qualcosa che hai sognato e a cui hai anelato da un sacco di tempo.