Il Premio Il Battello a Vapore, che nel 2017 giunge alla sua sedicesima edizione, scopre e fa conoscere autori, libri e illustratori di grande valore.
La partecipazione di chi aspira ad entrare nel mondo dell’editoria per ragazzi è constantemente in crescita, segno che il Premio è diventato negli anni un punto di riferimento per la letteratura rivolta ai più giovani.
Nel 2016 la vincitrice per la categoria autori è stata Stefania Gatti, insegnante e scrittrice di Roma, con il libro Il mistero di Vera C., pubblicato ad aprile 2017.
Abbiamo posto alla scrittrice alcune domande per conoscere meglio la sua esperienza e la sua opera.
Lei è stata vincitrice del Premio Il Battello a Vapore 2016, nella sezione autori: ci può raccontare l’esperienza?
Nel 2014 ho partecipato al Premio Il Battello a Vapore arrivando tra i cinque finalisti. Dopo la premiazione, tornando a casa in treno, ero frastornata, un po’ delusa per essere arrivata così vicina a toccare il sogno che poi mi è sfuggito, ma anche emozionata per essere arrivata fino a lì. Sapevo che ci avrei provato, ancora. Non avevo in mente una storia, non l’ho avuta in mente per un bel po’ di tempo. Un’immagine, però, mi seguiva ovunque. E non sapevo bene che farne. C’era questa ragazzina che era piombata in una camera che non era la sua, e in una casa che non aveva mai visto prima, e aveva nascosto una lettera in un libro. Poi più nulla. Mi sono seduta varie volte davanti al computer, fissando lo schermo, pensando a quell’immagine senza cavarne niente. Poi ad un tratto la ragazzina mi ha parlato, le immagini hanno cominciato a correre veloci, i personaggi a prendere forma. Ne è venuta fuori questa storia, che racconta di un sogno e del fatto che a volte i sogni si realizzano.
Come descriverebbe Vivian, il personaggio principale della sua storia, ai lettori?
Vivian ha tredici anni ed è come tante ragazzine della sua età. Ma è anche unica e diversa. Sente che il mondo frana dentro di lei e anche fuori; tutto è in continuo movimento, tutto si trasforma. Vorrebbe trovare un punto di riferimento a cui aggrapparsi tra gli adulti, verso cui prova ammirazione, ma a volte anche rabbia e disgusto; vorrebbe far parte di un gruppo, sentirsi come tutti i suoi coetanei ma anche seguire la sua unica e personalissima strada. Coi suoi piedi troppo lunghi, lo sguardo altrove, con la curiosità, l’allegria e la paura si avventura nel mondo degli adolescenti; c’è la voglia di chiudersi in un guscio, rannicchiata, al sicuro. E poi quella di spiccare il volo.
Il suo nuovo romanzo affronta argomenti delicati per i ragazzi: l’indifferenza, la diversità, il mistero, l’omicidio. Come è riuscita a parlarne in modo semplice per raggiungere il pubblico più giovane?
Penso che con i ragazzi si possa parlare davvero di tutto, con naturalezza, percorrendo più strade, lasciando aperte le possibilità. La storia non è nata dal desiderio di voler trasmettere un messaggio, ma dal mettermi a servizio di un’immagine. Ho seguito un percorso, senza sapere esattamente dove mi avrebbe portato; mi sono aperta a delle possibilità, a cui non ho voluto trovare delle soluzioni a tutti i costi. Mi sono lasciata trascinare dentro la storia da Vivian, le sono stata a fianco per alcuni mesi, ho sentito le sue emozioni, ho riportato le sue parole, che quindi sono quelle di una tredicenne che parla a dei ragazzi come lei.