Il 21 febbraio 2022, esattamente un anno fa, la Russia invadeva l’Ucraina, facendo scoppiare il conflitto che tutti temevano, ma che nessuno davvero si aspettava.
Da quel giorno quotidiani e telegiornali hanno cominciato a trasmettere notizie di guerra, in un clima quasi surreale ma, purtroppo, vero e devastante.
Sono tanti i giornalisti e le giornaliste che sono partiti dall’Italia per seguire gli sviluppi in presa diretta.
Ma come raccontare a ragazze e ragazzi che la guerra, finora conosciuta solo sui libri di testo, è entrata a tutti gli effetti nella vita di tutti i giorni?
Le domande che affollano le loro menti sono tante, ma soprattutto sui social, anche a un anno di distanza, una sola sembra essere la domanda: ci stiamo preparando alla terza guerra mondiale?
Un libro sull’Ucraina dedicato a ragazze e ragazzi
Stefania Battistini, inviata Speciale del Tg1, segue la guerra in Ucraina da dieci giorni prima dell’invasione russa del 21 febbraio.
Per questo suo impegno ha ricevuto numerosi premi, e a novembre 2022 le è stata riconosciuta l’onorificenza dell’Ordine della Principessa Olga da parte della Presidenza della Repubblica d’Ucraina come inviata di guerra.
Una guerra ingiusta è il suo primo libro per ragazze e ragazzi, nato proprio dalla voglia di spiegare non tanto il conflitto in sé, o la controffensiva Ucraina.
Nel volume non si trovano infatti il resoconto dei morti né le news su Putin né su Volodymyr Zelens’kyj. Stefania Battistini racconta, attraverso i suoi occhi, le città devastate, le persone che sono rimaste e quelle che se ne sono andate.
Come è cambiata, in pochissimo tempo, la vita in Ucraina in seguito alla guerra.
Trama di Una guerra ingiusta
– Ci siamo abituati.
Questa è la reazione del popolo ucraino nel Donbas al suono delle scariche di colpi. Ma ci si può davvero abituare alla guerra e al fatto di poter morire in qualsiasi momento?
Nel libro l’autrice racconta gli orrori della guerra e ci accompagna nell’Ucraina sotto assedio attraverso i ritratti delle città colpite, delle case sventrate, delle scuole che al posto delle cartine geografiche sulle pareti mostrano cartelli che illustrano le armi.
E soprattutto ci racconta le persone dalle vite spezzate che, nonostante tutto, non vogliono smettere di credere nella pace.