70 anni fa la Liberazione dell’Italia del Nord
Oltre il ponte che è in mano nemica…
Il 25 Aprile 1945 mentre i tedeschi, incalzati dalle truppe alleate, si stanno ritirando dall’Italia, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia fa partire un ordine: “insurrezione”. Il dilemma era stato se i partigiani dovessero conquistare le città o continuare nell’opera di tagliare le vie di ritirata alle truppe tedesche. La Resistenza sceglie la soluzione a più alto valore simbolico ed emotivo. “Riprendiamoci la nostra Italia” è la parola d’ordine che corre veloce fra le file partigiane.
Anche dal nuovo Governo operativo a Roma era già arrivata una dichiarazione ufficiale in cui si riconosceva e sottolineava “la pervicace eroica opera dei nostri patrioti… [che] hanno contribuito… alla definitiva disfatta [del nemico]”.
Saranno così i partigiani ad entrare per primi nelle città dell’Italia settentrionale accolti dal delirio di una folla impazzita di gioia dopo tante sofferenze e umiliazioni. Per tutte le città del nord al di là del Po è stato, in contemporanea, esattamente il 25 Aprile il Giorno della Liberazione (nel 1949 questa data diventerà ufficialmente Festa Nazionale). Un particolare curioso. A Bologna, già liberata da qualche giorno, si festeggia il 25 con una processione religiosa con cui la Madonna viene accolta dall’adorazione dei fedeli e dal pugno chiuso dei “rossi” della città (Don Camillo e Peppone sono nati quel giorno?).
E ora, a distanza di tanti anni, qualche spunto di riflessione. È mia, e non soltanto mia, impressione che questa pagina bella ed esaltante della Storia Italiana non sia stata recepita a fondo e rivissuta da dentro dalla nostra società e principalmente dalle scuole (festa della liberazione…? Gli studenti interpellati si confondevano con Napoleone o non sapevano cosa rispondere). Partendo da questa prospettiva è stato fonte di felice stupore per me osservare nel 2011 l’entusiasta e colorata partecipazione dei cittadini, in particolare delle scolaresche, ai festeggiamenti per i 150 Anni dell’Unità d’Italia. Perché tanto fervore per il Risorgimento e solo un blando e ripetitivo interesse per il fenomeno della Resistenza? Perché questi due diversi ma analoghi accadimenti, non sono riusciti a penetrare con la stessa forza nella coscienza popolare? Eppure l’epopea partigiana è stata una pagina luminosa della nostra storia patria, quella che ha riscattato un’Italia umiliata da un ventennio di dittatura fascista e dall’oppressione tedesca (affiancata dai complici della Repubblica di Salò).
Quei giovani di allora, quasi tutti dell’età dei nostri figli e nipoti (“avevamo 20 anni oltre il ponte / Oltre il ponte che è in mano nemica ⁄ Vedevamo l’altra sponda, la vita”) arrampicati sulle montagne, con pochi mezzi e incredibile coraggio avrebbero dovuto rappresentare uno dei miti fondativi del nostro Paese (nella Costituzione lo è ma non basta). Può darsi che la mancata sensibilizzazione popolare e collettiva sia dovuta al fatto che per molti anni la Resistenza è sembrata appannaggio esclusivo di un determinato partito politico (parlo del PCI) e quindi un fenomeno di parte. Ma la storia cammina dai tempi del presidente Ciampi, alcuni dei nostri simboli che sembravano indicativi solo di un preciso gruppo ideologico (pensate al tricolore!) sono ritornati tranquillamente a rappresentare la totalità del Paese. Questo tipo di contraddizioni politiche, reali o infondate che siano, non rivestono più alcun significato. E allora è veramente arrivato il momento di compiere ancora qualche altro passo. Proviamo tutti insieme a schiacciarlo un po’ di più questo tasto! Se bisogna conoscere il Male per prenderne le distanze, è più che mai necessario avere davanti agli occhi il Bene perché a tutte le età abbiamo bisogno di un forte modello positivo.
Lia Levi